(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) – Milano, 05 giu – “C’e’ stata una reazione incontrollata all’annuncio e poi i prezzi sono tornati giu'”. Lo rileva Harry Tchilinguirian, oil strategist di Bnp Paribas, aggiungendo che il mercato ha rapidamente valutato che le tensioni fra i paesi del Medio Oriente non avrebbero probabilmente avuto un impatto sulla fornitura di petrolio. Il future e’ infatti tornato in calo, cancellando il balzo della mattinata seguito alla frattura politica in Medio Oriente, prima ancora che gli investitori si rifocalizzassero sulla domanda. Rimane un generale pessimismo per un mercato ‘oversupplied’: il Brent e’ sceso dello 0,8% a 49,55 dollari al barile sul London Ice Futures exchange e sul New York Mercantile Exchange, i future del Wti sono scesi dello 0,7% a circa 47,36 dollari al barile. La scorsa settimana i corsi erano calati di oltre il 4%, la flessione piu’ evidente da inizio maggio, dopo la delusione degli investitori sul summit dell’Opec del 25 maggio che ha sortito la decisione di non tagliare ulteriormente la produzione. Il sentiment e’ peggiorato ulteriormente la settimana scorsa dopo che i dati provenienti dalla societa’ di servizi petroliferi Baker Hughes hanno mostrato che i drillers degli Stati Uniti hanno aggiunto 11 impianti piu’ attivi nella settimana conclusa il 2 giugno. La produzione di greggio americana ha registrato mediamente oltre 9,3 milioni di barili al giorno in quattro settimane e il governo attende ora che la produzione raggiunga circa 10 milioni di barili al giorno l’anno prossimo.
Fonte: Il Sole 24 Ore
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