Davvero l’ennesimo aumento delle accise sui carburanti contribuirà a riequilibrare i conti pubblici rispettando il diktat di Bruxelles? Il fuoco di sbarramento è partito, robusto. A suon di calcoli e proiezioni per nulla tranquillizzanti. Tra gli analisti c’è anzi chi giura che la nuova manovra di sovraccarico fiscale su un settore che già segna il record di penalizzazioni in Europa provocherà addirittura un effetto boomerang. Perché darà ulteriore spazio al traffico clandestino dei carburanti, che ha terreno fertile proprio nel differenziale della nostra tassazione con i paesi che ci circondano.
Perché contribuirà alla ulteriore contrazione dei consumi di benzina e gasolio alimentando l’inevitabile effetto recessivo di queste misure proprio mentre l’esecutivo promette di non introdurre ulteriori elementi depressivi per l’economia. Perché vanificherebbe lo sforzo che l’industria petrolifera nazionale ha indubbiamente fatto negli ultimi tre anni per comprimere i suoi margini operativi per allineare il nostro prezzo industriale a quello degli altri paesi nonostante la diseconomicità della raffinazione italiana, limitando come è accaduto lo “stacco” dei nostri prezzi finali dei carburanti rispetto all’Europa.
PRINCIPALI PAESI EUROPEI A CONFRONTO
(Fonte: Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Commissione Europea)
Tasse record
Va alla pena di ricordare che nel nostro paese il prezzo finale di ogni litro di benzina e composto per i 65% di tasse, tra accise Iva. Poco meno per il gasolio: 62%, quasi sei punti in più rispetto alla media dell’eurozona. Ed ecco, davvero vicino all’orizzonte, i 3 o 4 centesimi di aumento delle accise che secondo i calcoli dell’Unione Petrolifera servirebbero per raccogliere 1 dei 3,4 miliardi di euro che il governo può rastrellare per evitare la procedura d’infrazione della Ue. Tutto ciò in un contesto – fa osservare Enrico Quintavalle, capo dell’ufficio studi della Confartigianato – “in cui l’Italia è al 7° posto in Unione europea per peso della tassazione indiretta, pari al 15,5% del Pil, sale al 5° posto per la tassazione ambientale, pari al 3,6% del Pil, e balza al 1° posto a pari merito con la Slovenia per tassazione sull’energia, pari al 3% del Pil, di 1,1 punti superiore alla media Ue, equivalente ad un extra gettito valutabile in 17.436 milioni di euro”.
CARO ACCISE CARBURANTI I VISTA. IL WARNING DEGLI ANALISTI
Le vere priorità
Manovre alternative? Il presidente dell’Unione Petrolifera, Claudio Spinaci, consiglia di dedicare qualche seria misura di contrasto al traffico illecito dei carburanti, che secondo l’associazione dei nostri petrolieri vale in Italia addirittura il 10% del totale. E del tutto intuibile che riuscire a recuperare anche solo una frazione delle relativa evasione di accise ed Iva coprirebbe abbondantemente gli introiti attesi dall’ulteriore inasprimento delle accise che si sta materializzando. Un inasprimento che altrimenti regalerebbe ai trafficanti ulteriori spazi di convenienza e redditività.
Fonte: il sole 24 ore
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