ROMA. Il 2016 è stato il primo anno di deflazione per l’Italia da oltre mezzo secolo, a partire dal 1959. I dati provvisori dell’Istat indicano, nella media dei dodici mesi, un calo dei prezzi al consumo dello 0,1% rispetto all’anno precedente. Le quotazioni del petrolio ai minimi e i consumi deboli sono così riusciti dove nemmeno i lunghi anni della crisi avevano potuto: a portare l’inflazione sotto zero in otto mesi su dodici. A partire da novembre, i prezzi sono tornati a salire, ma non abbastanza da ribaltare il risultato dell’intero anno.
A dicembre, poi, il tasso di inflazione ha raggiunto lo 0,5% nei dati provvisori, il livello maggiore da due anni e mezzo, dal maggio 2014. Si tratta comunque di un dato lontano da quello dell’insieme dell’Eurozona, dove i prezzi crescono a velocità doppia (+1,1%), e pure dall’obiettivo della Banca centrale europea di un’inflazione vicina ma inferiore al 2%.
A spingere al rialzo i listini, il mese scorso, è stata soprattutto l’energia, sull’onda del rialzo delle quotazioni del petrolio dopo l’accordo dei Paesi Opec per il taglio della produzione. In particolare i prezzi dei beni energetici non regolamentati, come i carburanti, hanno guadagnato a dicembre il 2,4% dopo aver perso nell’intero 2016 il 5,9%. Hanno così guidato i rincari insieme ai servizi di trasporto e ai beni alimentari non lavorati. Anche il carrello della spesa, con i prodotti alimentari, per la cura della casa e della persona è diventato più costoso, dello 0,6% rispetto al 2015, a ridosso del Natale, dopo essere rimasto praticamente fermo nel corso dell’anno.
Alla luce di questi dati i commenti si dividono tra chi teme di più la deflazione, con i rischi di una spirale tra calo dei prezzi, dei profitti, dell’occupazione e dei consumi, e chi è più spaventato da possibili rialzi dei prezzi in un contesto di ripresa ancora debole. La deflazione è «una pessima notizia» secondo Confesercenti e le associazioni dei consumatori Federconsumatori e Adusbef vi leggono la «drammaticità» delle condizioni dell’economia. Del resto i consumi, ricorda il Codacons, sono calati di 80 miliardi in otto anni di crisi.
D’altra parte, l’ufficio studi di Confcommercio stima che l’inflazione raggiungerà già a gennaio valori prossimi all’1%, e vede in questo un possibile «freno al potere d’acquisto delle famiglie». Per il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, bisogna rilanciare la domanda con «la stabilità dei governi che eliminino l’austerità e si propongano lo sviluppo». Mentre Federdistribuzione chiede politiche di sostegno ai consumi.
Dalle campagne arriva intanto un allarme. La Coldiretti denuncia per i prezzi riconosciuti agli agricoltori un crollo di circa il 6% nel 2016, al punto che «in alcuni casi come per il grano non coprono neanche i costi di produzione».
Fonte: http://gds.it/