Complici diversi fattori – nel 2015 il costo del petrolio è sceso notevolmente –, lo scorso anno il prezzo finale dei carburanti è diminuito, consentendo agli italiani di risparmiare oltre sette miliardi di euro. Tuttavia l’incidenza delle imposte è rimasta elevata, contribuendo ad attenuare il calo del costo di benzina e gasolio. Secondo un’analisi del Centro Studi Promotor elaborata sulla base dei dati del ministero dello Sviluppo economico, nonostante l’aumento dei consumi – lo scorso anno sono stati acquistati 38,5 miliardi di litri di benzina e gasolio: lo 0,9% in più su base annua –, gli italiani hanno speso 7,1 miliardi in meno rispetto all’anno precedente, quando la spesa complessiva raggiunse i 62,6 miliardi.
Il calo della spesa degli italiani è dovuto principalmente alla contrazione dei prezzi di gasolio e benzina alla pompa, osserva il Centro Studi Promotor. Secondo cui la diminuzione della spesa ha avuto ripercussioni inevitabili tanto sulla componente industriale quanto – seppure in misura minore, a conti fatti – su quella fiscale. Vediamo di quanto.
Nel 2015, la componente industriale (ovvero la quota del prezzo destinata all’industria petrolifera e alla distribuzione) è diminuita di 5,9 miliardi di euro, in quanto i ricavi sono stati pari a 20,5 miliardi di euro contro i 26,5 del 2014. Mentre il calo della componente fiscale è stato decisamente più contenuto: il gettito fiscale è passato dai 36,1 miliardi del 2014 ai 35 del 2015 (-1,1 miliardi di euro su base annua).
Del resto la contrazione dei prezzi di gasolio e benzina alla pompa non è riconducibile ad un calo delle accise e dell’IVA, la cui incidenza sul costo finale dei carburanti rimane elevatissima e contribuisce ad attenuare, come osservato da Confartigianato, “la ricaduta del ribasso del prezzo del petrolio sui prezzi dei carburanti”.
Secondo un’analisi di Confartigianato, in Italia il costo del gasolio a livello industriale (accisa ed IVA esclusa) è tra i meno cari nella zona euro: il gasolio costa di meno solo in Estonia, Paesi Bassi, Germania, Francia e Slovenia. Una volta incluse le imposte, il discorso prende una piega decisamente diversa: rappresentando oltre i due terzi del costo alla pompa, le accise e l’IVA incidono al punto tale da rendere il prezzo del gasolio applicato in Italia il più caro nell’eurozona.
Le cose non vanno tanto diversamente: come osservato qualche giorno fa dal Corriere della Sera, il peso del prelievo fiscale sfiora un euro su un costo medio alla pompa di 1.421 euro. Il prezzo più alto nell’Unione europea, ad eccezione di quello applicato nei Paesi Bassi.