Si ha un bel dire circa gli effetti negativi del basso costo attuale del petrolio sull’economia globale. Noi per la verità guardiamo più cha altro alle nostre tasche, alle bollette postali di elettricità e gas e a quanto paghiamo nei distributori di carburante. Dove malgrado l’esoso “pizzo” dello Stato con le famigerate “accise” che non fa scendere più di tanto il costo alla pompa, la differenza rispetto a qualche anno fa si coglie, eccome.
Nel 2015 gli automobilisti italiani hanno speso 7,1 miliardi in meno per fare il pieno. Secondo i dati dell’Unione Petrolifera 6,2 miliardi sono da riferire al costo industriale dei carburanti (tradotto: al crollo del prezzo del barile di petrolio) e 900 milioni al minor gettito fiscale derivante dal calo dei prezzi. In media rispetto al 2014 la benzina è costata 17,5 centesimi al litro in meno e il gasolio 20,3 centesimi in meno.
Ma, non meno importante, il guadagno si è realizzato anche sulla bolletta complessiva pagata dall’Italia ai paesi produttori di petrolio. Un esborso di 16,2 miliardi. In calo di ben 8,7 miliardi rispetto all’anno precedente.
Dal rapporto dell’Unione Petrolifera emerge che dal 2004, anno in cui le immatricolazioni di auto diesel hanno superato le immatricolazioni di quelle a benzina questo trend non ha subito variazioni: per tutto il periodo della Grande Crisi del dopo 2009 si è continuato a comprare più auto diesel che a benzina. Nel 2015 le prime hanno costituito il 55 per cento delle nuove immatricolazioni, le seconde il 31 per cento.
Il rapporto arriva proprio quando – complice un timido recupero dei prezzi del petrolio sui mercati internazionali – si registrano movimenti al rialzo per i prezzi raccomandati sulla rete di distribuzione dei carburanti. Nelle prossime settimane potrebbero prodursi le condizioni tecniche per un aumento dei prezzi di benzina e gasolio.
Saremo limitati e poco attenti a mercati e ripresa globale ma noi automobilisti ed utenti auspichiamo che il petrolio continui a costare poco. E se benzina e gasolio, in gran parte raffinati in Sicilia, da noi costassero meno che in altre e più lontane regioni – dove paradossalmente si pagano anche diversi centesimi meno – sarebbe ancora meglio.