Il primato – triste – è ricorrente. Ancora una volta il prezzo al pubblico della benzina in Italia è tra i più alti d’Europa. A metterlo nero su bianco è la Commissione europea secondo cui solo in Olanda la verde è più cara, mentre per il gasolio davanti ci sono Regno Unito, Svezia e Malta. Il responsabile del caro carburante è sempre lo stesso: il Fisco.
“All’inizio di marzo – spiega il centro studi Promotor – il prezzo della benzina superava la media europea di 22,1 centesimi di cui 21,7 imputabili al Fisco e 0,4 al prezzo industriale. Ancora peggiore la situazione per il gasolio: il prezzo industriale ad inizio marzo era inferiore alla media europea del 2,7 centesimi, ma il prezzo alla pompa superava la media di 18,6 centesimi per colpa di un maggior carico fiscale di 21,3 centesimi”. Per ogni litro lo Stato incassa 0,97 euro a fronte di una media europea pari a 0,74 euro di imposte. Ma d’altra parte non potrebbe essere diversamente considerando che tra le accise ancora si pagano la guerra d’Etiopia, il Vajont e l’alluvione di Firenze.
Sempre in tema di prezzi di carburanti, alla brutta notizia della non invidiabile posizione in Europa si aggiunge il fatto che in aprile continua la lenta crescita dei costi alla pompa. Il prezzo medio nella settimana scorsa è stato di 1,426 euro per la benzina e di 1,233 per il gasolio. I due carburanti avevano toccato un minimo a fine febbraio ed hanno ripreso a crescere in vista della Pasqua e comunque in coerenza con l’andamento delle quotazioni del petrolio greggio. Gli italiani, però, non possono farsi alcuna illusione: se ancora il prezzo del greggio scendesse sotto quota 20 dollari, quello alla pompa non tornerebbe sotto l’euro al litro. Basti pensare che dal 2008 ad oggi la tassazione è aumentata del 30%.
Eppure, nel tragico panorama italiano dei carburanti auto non manca una – flebile – buona notizia: il prezzo medio ponderato del primo trimestre 2016 è ancora sensibilmente più basso di quello dello stesso periodo del 2015 (-8% per la benzina; -14,4% per il gasolio). Questa situazione ha fatto si che nel primo trimestre di quest’anno consumatori e imprese italiane, pur avendo aumentato dello 0,7% gli acquisti, abbiano visto la spesa complessiva scendere dai 12,9 miliardi del primo trimestre 2015 agli 11,3 miliardi del primo trimestre di quest’anno. “Il risparmio degli italiani alla pompa – chiosa Gian Primo Quagliano presidente del Centro Studi Promotor -è dunque molto consistente ed è infatti di 1,6 miliardi”.