Riad gela le attese di un possibile intervento per arrestare la rovinosa caduta delle quotazioni petrolifere. Il ministro del Petrolio saudita Ali al-Naimi ha detto durante un convegno a Houston che l’Arabia Saudita può convivere con un prezzo del petrolio ancora in calo fino a 20 dollari. L’Arabia Saudita si affida anche alle forze del mercato, ha aggiunto Ali al-Naimi, per il quale l’offerta e la domanda riusciranno a equilibrare il mercato. Il ministro ha anche indicato che i bassi prezzi del petrolio spingeranno fuori dal mercato i produttori con prezzi di estrazione più alti. «Produttori che non sono efficienti e con problemi di redditività dovranno lasciare il mercato. È difficile dirlo, ma è una realtà. Noi possiamo convivere con un prezzo del petrolio a 20 dollari. Non lo vogliamo, ma se dobbiamo lo faremo«. Al-Naimi ha anche escluso una inziativa coordinata per ridurre le estrazioni tra i Paesi membri dell’Opec al di fuori del cartello. Attualmente l’offerta di petrolio supera la domanda di circa un milione di barili al giorno.Il 16 febbraio durante un vertice a Doha l’Arabia Saudita e la Russia si sono messe d’accordo per congelare – anche se non per tagliare – la produzione di petrolio. Con loro ci sono anche il Qatar e il Venezuela. Proprio quest’ultimo, uno dei Paesi più in difficoltà a causa del crollo dei prezzi del greggio, sta cercando di convocare una riunione tra Paesi Opec e non Opec per la metà di marzo nel tentativo di raggiungere una soluzione condivisa.Le parole di al-Naimihanno fatto scendere nettamente le quotazioni di Brent e Wti a quota 33 e 30,5 dollari al barile e spinto al ribasso le Borse. «Le sue dichiarazioni – osserva David Hufton della società di brokeraggio Pvm – hanno affossato un rally che mancava di sostanza. Il mercato ha correttamente interpretato le parole di al-Naimi come ribassiste».Ieri erano andate nella stessa direzione le parole del ministro del Petrolio iraniano Zanganeh : «È uno scherzo – ha detto riferendosi al patto di Doha tra russi e sauditi – che ci vengano a dire che congeleranno la produzione a 10 milioni di barili al giorno, chiedendoci in cambio di congelare la nostra». Parole dure, che sembrano chiudere la porta alla possibilità di un accordo che includa anche Teheran.