ROMA. – Prosegue l’effetto Opec sul petrolio che ritorna sopra i 50 dollari al barile per la prima volta da giugno scorso. L’accordo ad Algeri tra i Paesi membri del cartello petrolifero, che prevede il taglio delle quote di produzione a 32,5 milioni di barili al giorno, ha fatto schizzare il greggio, versione Wti, a 50,55 dollari da 45 dollari nel giro di una settimana, con un rialzo di oltre il 10%, e il Brent oltre i 52 dollari.
Tuttavia, secondo diversi analisti, la corsa dell’oro nero si dovrebbe arrestare intorno ai 55 dollari perché sul mercato “resta un eccesso” d’offerta da parte dei Paesi produttori. Anche l’ex Amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, qualche giorno fa ha detto che nelle sue previsioni i prezzi “non supereranno i 55-56 dollari al barile”.
La settimana prossima i Paesi Opec si riuniranno ad Istanbul per mettere a punto il piano circa il taglio della produzione e vi parteciperà anche la Russia, che non fa parte del cartello. Intanto Mosca ha annunciato che la privatizzazione del colosso petrolifero Rosneft è prevista per il prossimo novembre. Sarà collocato sul mercato una quota del 19,5% della società e il governo dovrebbe incassare 700 miliardi di rubli, circa 10 miliardi di euro. Rosneft appartiene per il 69,5% allo Stato (tramite la Rosneftegaz, statale al 100%) e per il 19,75% alla Bp.
La corsa al rialzo del petrolio sui mercati internazionali ha portato inevitabilmente ad aumenti a raffica dei carburanti da parte delle compagnie. Il prezzo medio nazionale della benzina verde self service al distributore è salito a 1,465 euro/litro da 1,461 euro di martedì e da 1,454 di venerdì scorso. Per il diesel il prezzo medio è pari a 1,307 euro. Quanto al servito, per la benzina il prezzo medio praticato è di 1,576 euro, mentre per il diesel la media è a 1,422 euro, secondo i dati comunicati dai gestori all’Osservaprezzi carburanti del Ministero dello Sviluppo Economico.
Aumenti che hanno fatto esplodere la rabbia delle associazioni dei consumatori. “Inaccettabili gli attuali rincari dei prezzi della benzina”, tuonano Adusbef e Federconsumatori, invitando il governo ad intervenire sulle accise, ritoccandole al ribasso “di almeno 5 cent al litro in una prima fase, per poi intervenire in termini strutturali con ulteriori riduzioni di almeno 10 cent” per riportare la tassazione nelle medie europee. Il Codacons parla di aumenti a “velocità record” che “rappresentano un danno per gli automobilisti” e, come Adusbef e Federconsumatori, sollecita l’intervento del governo.
L’Associazioni dei gestori autostradali, Faib, definisce però “pretestuose” tutte le polemiche sui rincari, considerando la pesante crisi che il settore ha attraversato, e sottolinea che negli ultimi nove anni i gestori hanno subito una perdita complessiva di 130 milioni di euro. La Faib comunque ritiene “opportuno” un taglio delle accise se i prezzi del petrolio dovessero continuare a salire.
Fonte: Alfonso Abagnale/ANSA