PAOLO BARONI
La misura ipotizzata da Renzi, nell’ordine di 16 centesimi al litro, non è indolore. In ballo di sono circa 6-6,5 miliardi di gettito. Chiesti correttivi per taxisti e artigiani.
L’idea «intelligente e concreta», come l’ha definita Renzi, di abolire il bollo auto sostituendo il gettito con un aumento delle accise, nell’ordine di 16 centesimi al litro, non è una mossa indolore. C’è infatti chi ci guadagna, ma ci sono tanti automobilisti (soprattutto quelli che usano la vettura ed in generale gli automezzi per lavoro) che rischiano di spendere molto di più. In ballo di sono circa 6-6,5 miliardi di gettito, che nell’attuale contabilità dello Stato vengono destinati alle Regioni.
Secondo una simulazione della Cgia di Mestre «in linea generale ad avvantaggiarsene sarebbero gli automobilisti che posseggono una vettura di grossa cilindrata e percorrono mediamente pochi chilometri. A rimetterci, invece, sarebbero coloro che, indipendentemente dalla cilindrata, percorrono più di 20.000 chilometri all’anno». Tenendo conto che l’aumento dell’accisa comporterebbe anche un aumento del gettito Iva, la Cgia ha calcolato il nuovo prezzo alla pompa che un ipotetico automobilista sarebbe costretto a sostenere a seconda dei consumi e del numero di chilometri percorsi, così come riportato dalle statistiche di settore. Inoltre, il costo annuo del bollo preso in esame in queste simulazioni corrisponde agli importi applicati con maggiore frequenza dalle Regioni italiane per le rispettive classi di cilindrata.
CHI VINCE E CHI PERDE
Ebbene, per un’auto a gasolio di 1.900 cc che attualmente paga 227 euro all’anno di bollo, il proprietario perderebbe il beneficio dell’abolizione solo dopo aver percorso più di 20.000 chilometri.
La stessa cosa si verificherebbe per un’auto a benzina di 1.600 cc che ora paga 199 euro di bollo auto. Con la cancellazione di quest’ultimo, il vantaggio economico si esaurirebbe con il raggiungimento dei 20.000 chilometri.
Sebbene i consumi siano più contenuti dei 2 casi precedenti, per un’auto a benzina di piccola cilindrata (1240 cc) il risparmio terminerebbe con il raggiungimento dei 15.000 chilometri all’anno, questo perché il costo del bollo auto è mediamente inferiore agli esempi analizzati in precedenza.
CORRETTIVI PER TAXISTI E ARTIGIANI
Questa proposta, segnala la Cgia, rischia comunque di penalizzare chi utilizza l’auto per ragioni professionali, come i taxisti, gli autonoleggiatori, gli agenti di commercio e i piccoli trasportatori. Nonostante l’abolizione del bollo auto, questi operatori economici ci rimetterebbero, visto l’elevato numero di chilometri che percorrono ogni anno. Senza contare che nella stessa situazione si troverebbero tutte quelle attività artigianali che si spostano quotidianamente con i propri mezzi aziendali per eseguire interventi/riparazioni presso la clientela (come gli idraulici, gli elettricisti, i manutentori, etc.). E per questi motivi la Cgia «auspica che con l’eventuale abolizione del bollo auto vengano introdotti dei correttivi che tengano conto della specificità di molte imprese artigianali».
CONSUMATORI CONTRARI
Pollice verso, invece, dai consumatori. «Non è una cattiva idea. È pessima» sostiene Massimiliano Dona, segretario dell’Unione Nazionale Consumatori. A cui la soluzione non piace «perché mentre il bollo auto si paga seguendo, almeno in parte, il principio della capacità contributiva, fissato dall’art. 53 della Costituzione, dato che dipende dalla potenza del veicolo, le accise sui carburanti le pagano tutti, anche i pendolari costretti ad andare al lavoro in macchina o chi, per mestiere, deve viaggiare». «Purtroppo, per finalità non certo economiche ma per logiche di consenso, da anni si eliminano o si abbassano le tasse visibili e favore di quelle invisibili, che paghi senza accorgertene, come Iva e benzina» avverte Dona. «Ormai -osserva- di tasse visibili sono rimaste solo bollo auto e Tari. Se eliminiamo il bollo auto, resta solo la Tari». Inoltre «ci si dimentica che il bollo auto finanzia le Regioni. Come compenseranno queste minori entrate?».
IL GETTITO PER REGIONI
Secondo una analisi del Servizio Politiche Territoriali della Uil, nel 2015 il bollo auto ha assicurato alle casse delle Regioni oltre 6 miliardi di euro, incidendo per l’11,7% sul totale delle entrate delle imposte e tributi propri delle Regioni (Irpef Regionale, Irap, ecc.), che equivalgono a 51,4 miliardi di euro. Considerando il parco veicoli circolante in Italia, spiega Guglielmo Loy, segretario confederale Uil, «nel 2015 sono stati pagati 147 euro in media l’anno per ogni veicolo circolante (autovetture motocicli ecc.)». La media più alta di gettito per singolo veicolo in questo caso spetta alla Toscana (189 euro) mentre la più bassa si registra in Sardegna (86). Nello specifico, le tasse automobilistiche hanno assicurato lo scorso anno in Lombardia 849 milioni (il 9% del totale del gettito dei tributi propri); nel Lazio 775 milioni di euro (il 9,4% del totale dei tributi propri); nel Veneto 595 milioni di euro (il 14% del totale del gettito dei tributi propri); in Emilia Romagna 550 milioni di euro (il 14,7% del totale dei tributi propri); in Piemonte 543 milioni di euro (il 10,8% del totale dei tributi propri). Quanto alla media per singolo veicolo circolante in Toscana si è pagato mediamente 189 euro l’anno; nel Veneto 177 euro; in Emilia Romagna 173 euro; in Molise 172 euro. In Sardegna, mediamente, per ogni veicolo circolante si è pagato 86 euro; in Sicilia 100 euro; in Calabria 105 euro; in Campania 116 euro; in Val d’Aosta 128 euro.
Fonte: LA STAMPA
http://www.lastampa.it/2016/05/05/economia/aumento-delle-accise-al-posto-del-bollo-auto-chi-ci-perde-e-chi-ci-guadagna-XAQSkbMa0TTJDfr2lzUqdP/pagina.html